Spesso mi viene richiesto dai genitori quando è necessario avviare un trattamento logopedico e, se il proprio figlio sia “pronto” per la logopedia. Sovente nel caso in cui il bambino non parla o pronuncia poche parole, i genitori si domandano se non sia bene attendere.

La plasticità cerebrale, massima nei primi anni di vita, consente che le opportunità ambientali che ciascun bambino riceve, attuino un modellamento progressivo dei circuiti neuronali implicati nell’acquisizione del linguaggio. Per questo motivo, purché vi siano segni di ritardo, un intervento precoce e tempestivo è necessario e prioritario.

Intervenire precocemente sulle abilità linguistiche e comunicative consente di evitare eventuali ricadute sugli aspetti emotivi, affettivi ed educativi. L’attesa spesso si rivela una “politica errata” in quanto il recupero spontaneo è spesso illusorio.

Facciamo un po’ di chiarezza sulle principali tappe di acquisizione del linguaggio dei bambini per poter indentificare alcuni campanelli d’allarme di possibili ritardi di linguaggio:

  • Tra 0 e 6 mesi: Il bambino si consola con la voce della madre; comunica i suoi bisogni (fame, sonno, dolore ecc…) e risponde al suo nome mediante vocalizzi ed il pianto.
  • Tra 6 e 12 mesi: Il bambino comprende le routine verbali e i tentativi di gioco. Pronuncia sillabe reduplicate come semplici produzioni vocaliche senza riferimento diretto.
  • Tra 12 e 18 mesi: produce le prime parole con significato, per lo più composte da due sillabe. Comprende maggiori significati e amplia il suo vocabolario.
  • Tra 18 e 24 mesi: Il bambino è in grado di seguire un semplice ordine. Compare una sintassi iniziale: produce già circa 50 parole, con le prime combinazioni di due parole.
  • Dai 24 ai 36 mesi: si assiste all’esplosione del vocabolario ed a un incremento progressivo del lessico. Il lessico del bambino raggiunge le 500 parole. Si assiste inoltre allo sviluppo delle competenze morfo-sintattiche, infatti il bambino inizia a produrre frasi semplici costituite da soggetto e verbo Si assiste ad una maturazione della capacità di pronunciare suoni, compaiono i suoni fricativi (/f/, /v/, /s/).
  • Dai 3 ai 4 anni: Dal punto di vista morfosintattico, le frasi si ampliano e diventano sempre più complete. Il bambino comincia ad utilizzare in modo stabile parole con funzione grammaticale, come articoli, preposizioni, pronomi. In relazione alla componente fonetica e articolatoria, il bambino acquisisce progressivamente tutti i suoni della lingua italiana, arrivando a completare l’intero inventario fonemico entro i 6 anni.

Quando è bene rivolgersi ad un logopedista?

È importante tenere presente che il quadro descritto rappresenta un’indicazione generale dello sviluppo tipico del linguaggio. Esso può servire ai genitori per monitorare lo sviluppo linguistico del proprio bambino.

Consiglio inoltre di non trascurare due principali campanelli d’allarme:

  • presenza di lessico molto povero a 24 mesi (inferiore alle 50 parole)
  • assenza della combinazione di due parole a 30 mesi.

Questi sono i principali segni assimilabili a un ritardo di linguaggio, che potrebbe rientrare spontaneamente dopo i 3 anni, oppure un Disturbo Specifico del Linguaggio, la cui diagnosi può essere effettuata esclusivamente da uno specialista.

In questo caso è bene rivolgersi al pediatra, descrivendo la situazione. Sarà il medico a prescrivere una eventuale una valutazione del Logopedista o del Neuropsichiatra Infantile.

Fonti

www.fli.it

Caselli M.C. et al. Il primo vocabolario del bambino: gesti, parole e frasi. Valori di riferimento fra 8 e 36 mesi delle Forme complete e delle Forme brevi del questionario MacArthur-Bates CDI. Milano, FrancoAngeli (2015).

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